Prima di intraprendere un lungo viaggio (e di certo non immaginava quanto lungo sarebbe stato…), G. mi ha regalato un libro: Trans Europa Express di Paolo Rumiz, pubblicato da Feltrinelli. Non so, né lo saprò mai, se l’abbia letto e come l’abbia avuto. Faceva capolino da un mucchio di altri volumi raccolti in uno scatolone, in vista di un trasloco: esso stesso, in qualche modo, un viaggio. E il libro si apre con il capitolo intitolato Dopo il viaggio. Ma cosa ci sia dopo il viaggio, nessuno di noi lo sa.
Lo zibaldone di Saul Stucchi
Una lunga marcia
Un viaggio, che sia una camminata dietro casa o una lunga marcia non fa differenza, inizia sempre dal primo passo. Sono appena rientrato proprio da una camminata dietro casa, ma non è di questo che vorrei tenere traccia qui. Mi preme invece segnalare (a me stesso, anzi al me stesso di domani più che altro) il primo passo di quello che dovrebbe – potrebbe – essere una lunga marcia. On y va.
Akhenaton on my mind
Ieri sera ho visto l’Akhnaten di Philip Glass, trasmesso gratuitamente in streaming dal Metropolitan Opera di New York. Non è stato come assistervi di persona. Stavo scrivendo “ho avuto la fortuna di…”. Beh, no: non è stata fortuna. Mi sono organizzato per tempo e ho aperto il portafoglio, quando un pochino potevo, per concedermi questo godimento due volte, entrambe all’English National Opera Coliseum di Londra (nel 2016 e nel 2019).
Non è stato come in quelle occasioni, ma è stato comunque emozionante. Con l’aggiunta delle interviste ai protagonisti da parte di Joyce DiDonato (che ho sentito cantare all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi nel 2018).
Poi oggi, per caso, ho assistito alla diretta del Museo Egizio di Torino su Facebook dedicata al periodo amarniano. Due giovani egittologi, Martina Terzoli e Alessandro Girardi, hanno raccontato le vicende di Akhenaton e della sua capitale “Orizzonte di Aton”, di Nefertiti e delle loro figlie, della famiglia “allargata” di Amenhotep III e, naturalmente, di Tutankhamon.
Così mi è venuta voglia di tornare a Berlino. Nel frattempo farò un salto a Torino.
Giugno pazzerello
Cosa rimarrà di questo periodo? Non ne ho idea. Probabilmente frammenti di ricordi e fantasmi di emozioni, come sempre. Il tempo vaglia come vuole, senza chiederci il permesso. Cadrà forse nel dimenticatoio anche l’instabilità atmosferica di questi ultimi giorni che sono ormai diventati settimane. Altro che aprile pazzerello: giugno sotto l’ombrello! E allora leggo e, ogni tanto, scrivo. Praticamente solo per me stesso.
Sulla panchina con Maigret
Sta riprendo quasi tutto, più o meno come prima. C’era da aspettarselo. O forse la vediamo così come vorremmo che fosse. Osserva Cesare – acutamente, come sempre – nel III libro del De bello gallico (Sulla guerra gallica) che “gli uomini credono volentieri ciò che desiderano”. Vale oggi come duemila anni fa.
Non è ancora tempo di spiagge e ombrelloni (non per noi, almeno), ma sento forte il richiamo di letture “eccitanti”. Noto che si fa più intenso quando sono alle prese con libri interessanti sì, ma che richiedono molta concentrazione. Mi ci vuole una distrazione intelligente. Quand’ero giovane la risposta erano i gialli di Agatha Christie. Da qualche anno, invece, sono le inchieste di Maigret.
Negli ultimi due giorni mi sono divorato “Maigret e l’uomo della panchina”. E mi ha preso una voglia matta di mangiare in un bistrot o in una brasserie di Parigi (no, la Brasserie Dauphine non esiste. Ho controllato. Ma leggete questo articolo interessante di Peter Foord). Anzi, ancora meglio: mi è venuta voglia di sdraiarmi in una spiaggia greca a leggere Maigret sognando di essere a Parigi. Ma andrebbe bene anche sdraiarmi su una delle poltroncine verdi dei giardini delle Tuileries sognando di essere in un ristorantino greco. O nel “nostro” bar del Mani…