Senza che glielo chiedessi, Google (Big G.) mi ha mandato come di consuetudine il sunto dei miei spostamenti nel mese di luglio. Sa tutto di me. Sa tutto di noi. Probabilmente (sicuramente) non è un bene.
In effetti, però, non è un bene neanche che amministrazioni pubbliche ed enti privati che maneggiano da sempre i nostri dati diano prove imbarazzanti al confronto con la precisione millimetrica del Grande Fratello. Nonostante l’aggiornamento dell’indirizzario capita ancora che la banca spedisca la posta a un vecchio recapito. Il Comune (che non è Pechino né Città del Messico) ha inviato una comunicazione a mio padre – per altro suo affittuario – a un indirizzo obsoleto da anni.
Solo per caso – cioè solo perché ho preso una multa durante il noleggio di un’autovettura Enjoy a Roma lo scorso maggio – ho scoperto che i vigili avevano multato la mia auto per sosta vietata nel gennaio del 2017. Bene, cioè male: a gennaio non ero a Roma, né mai ci sono andato con la mia vettura (una KA…). Di questa multa – evidentemente elevata contro qualcun altro con una targa simile alla mia (o che l’ha clonata) – non avrei mai saputo nulla in vita mia, probabilmente. La notifica sarà stata indirizzata al vecchio recapito, ovvero al paese accanto al mio – con cui peraltro costituisce un’unione. Che in un anno e mezzo nessuno sia riuscito a risalire al mio nuovo indirizzo? Nuovo si fa per dire: abito qui da 11 anni.
Avessero chiesto a Google!